Custonaci è la città del marmo e si presenta come il primo bacino marmifero della Sicilia, il secondo in Italia e in Europa. Il paese è prossimo ad un’area di grande interesse naturalistico, la Riserva Naturale Orientata del Monte Cofano, con aspre baie marine incontaminate; essa è percorribile attraverso sentieri che offrono scorci panoramici di incomparabile bellezza. Nel suggestivo antro naturale della Grotta Mangiapane, a Scurati, usi, costumi e tradizioni della Sicilia dei primi del Novecento rivivono in occasione del Presepe Vivente (Natale) e del Museo Vivente (estate). Da non perdere, nel periodo estivo, i festeggiamenti in onore della Madonna di Custonaci, con lo sbarco a mare della copia di un veneratissimo quadro della Vergine, il cui originale del XV secolo è custodito nell’omonimo Santuario.
Custonaci, o Custunaci, secondo la dizione tramandata dai più antichi documenti e tuttora riflessa nella parlata popolare, da sempre indica un insieme di contrade rurali solo da un cinquantennio confluite a formare una città. La desinenza aci o akis (di derivazione sicana o greca) si riscontra in altri toponimi come Sparaci e Scuraci ed indica un oggetto appuntito. La radice del nome potrebbe avvicinarsi al termine Kustuni, ossia roccione ripido. Si ritiene anche che possa essere di origine bizantina o che derivi dalla ninfa Chustonachi. Il nome Custunachi, riferito ad un fiume del territorio, oggi denominato Forgia, si ritrova in un privilegio dell’imperatore Federico II del 1241. Lo sviluppo urbanistico della città è legato al Santuario della Madonna di Custonaci; le controversie nel tempo sorte con Erice, portarono all’acquisizione dell’autonomia comunale il 3 dicembre 1948.
Il paesaggio di Custonaci sorprende il visitatore per la straordinaria bellezza dei panorami che si possono godere in base ai punti di osservazione. Dal Belvedere dei Giardini Angelo Messina, adiacenti al Palazzo Municipio, si viene catturati dalla vista del Monte Erice a Sud per poi proseguire lo sguardo verso Nord, fino allo scenario che vede il Monte Cofano ergere maestoso sulla baia di Cornino. Rivolgendo lo sguardo verso il Santuario che sovrasta la città, a fare da cornice è il complesso montuoso dello Sparacio che risalta dei bianchi e geometrici tagli delle cave del Perlato di Sicilia che fanno assumere al paesaggio una particolare connotazione legata alla prevalente economia dei luoghi. Colori, scorci che al tramonto assumono effetti particolari dovuti alla colorazione delle rocce e della vegetazione che a valle si arricchisce della bellezza delle coltivazioni di olivo e vite.
Cofano e col complesso montuoso dello Sparacio che racchiudono esempi differenti vegetazionali: la prateria di ampelodesma e la gariga a palma nana con la presenza di lembi di leccio (Quercus ilex). I numerosi endemismi tra cui la Brassica drepanensis, l'Euphorbia bivonae, lo Hieracium cophanense e il Delphinium emarginatum definiscono condizioni di pregio naturalistico, specialmente in primavera quando è possibile vedere fiorite le orchidee selvatiche. In tali aree ricadono zone di interesse comunitario SIC e ZPS per la protezione degli uccelli. Vi stanziano infatti il falco pellegrino, il gheppio, la poiana, il corvo imperiale, il colombo selvatico e il gabbiano comune. La Fossa della Bufara, una dolina causata dal cedimento delle rocce calcaree sottostanti, è una chiara espressione dell’origine carsica del territorio.
Scurati è un piccolo borgo sovrastato da un costone roccioso, prolungamento del Monte Cofano, lungo cui si aprono grotte e ripari naturali, alcuni dei quali sono stati utilizzati dai pastori. In questo suggestivo scenario, la Grotta Mangiapane, la più grande del comprensorio, ospita all’interno un minuscolo villaggio caratterizzato da un lungo corridoio pavimentato con pietre e ciottoli. Agli inizi dell’Ottocento la famiglia Mangiapane vi costruì cinque piccole case a due piani, un magazzino e due stalle; altre stanze furono ricavate chiudendo il fondo della grotta e fu realizzato un grande forno. All’esterno sorsero delle casette ed una grotta più piccola fu utilizzata per la custodia del gregge. La famiglia vi abitò fino al 1950: oggi il villaggio fa da cornice al Museo e al Presepe vivente. Anche la grotta Rumena, presso il torrente Forgia, è stata utilizzata come abitazione.
La Madonna di Custonaci, patrona di diversi Comuni staccatisi da Erice, raccoglie oggi l’identità del popolo dell’agro-ericino. Il Santuario è stato per secoli meta di pellegrini, venuti ad omaggiare la Madonna arrivata dal mare, secondo la tradizione, su di una nave veneziana o francese scampata ad un naufragio e approdata a Cala Bukutu. Tale evento viene rievocato il lunedì antecedente l’ultimo mercoledì di agosto, durante i festeggiamenti in onore della Madonna, con l’arrivo di un veliero e lo sbarco di una copia del quadro nella baia illuminata dai fuochi pirotecnici e alla presenza di numerosi fedeli, molti dei quali con fiaccole accompagnano in processione la sacra immagine fino al Santuario. Fu secolare consuetudine, fortemente voluta dagli Ericini e osteggiata dagli abitanti di Custonaci, il trasporto ogni anno del quadro della Madonna sulla vetta del Monte San Giuliano.
Un’aggraziata Madonna in trono con il Bambino, incoronata da Angeli, è la prima immagine su cui si è incentrato il culto della cosiddetta Madonna di Custonaci: dipinta su tavola intorno al 1460, ha il manto decorato con vasi baccellati colmi di spighe. L’abside del Santuario accoglie il quadro e il più fastoso arredo plastico-architettonico barocco del trapanese: una grande tribuna marmorea ornata da una Immacolata in marmo del XVII secolo e da quattro statue in legno (c.1770) del trapanese Pietro Calamela. Degni di nota sono inoltre nel Santuario gli affreschi di Domenico La Bruna, le tele di Giuseppe Felici (prima metà sec. XVIII) e la decorazione pittorica di Carlo Righetto (1900). Di grande effetto è il coro ligneo intagliato e dipinto (sec. XVIII). Interessanti anche: una tavola attribuita alla bottega di Antonello Crescenzio (prima metà sec. XVI) e un altarolo ligneo (sec. XV-XVI).
Il Santuario di origini tardo cinquecentesche, è il monumento più rappresentativo della città, luogo di antico culto e meta di pellegrinaggi; la facciata con portale ad archi ogivali e rosone, l’interno neogotico sono l’espressione degli ultimi rifacimenti avvenuti agli inizi del secolo XX. Di grande effetto decorativo la monumentale scala e il pavimento del sagrato a selciato con caratteristici ciottoli di pietra. Disseminati nella campagna si ergono i bagli (dall’arabo bahal, cortile), strutture rurali fortificate caratterizzate da una corte interna. Posti in posizione dominante, erano provvisti di ambienti destinati sia alla dimora stagionale del proprietario, che a servizio dell’agricoltura. Lungo il litorale che costeggia il monte Cofano si trovano: la Torre di San Giovanni, facente parte del circuito cinquecentesco di difesa, la cappella del Crocefisso, la Torre di Cofano a pianta stellare e resti di una tonnara.
L’ex “Casa del pellegrino e convento dei francescani”, edificio attiguo al Santuario, ha assunto la funzione di Museo, uno dei più interessanti dell’agro ericino, per la raccolta di suppellettile liturgica, argenterie e opere legate al culto della Madonna di Custonaci tra cui l’edicola lignea con Madonna in trono con Bambino, di intagliatore siciliano di fine secolo XV inizi XVI. Sono inoltre esposti stendardi processionali, sculture lignee, ex voto, dipinti, ritratti. Merita attenzione un cimelio storico: l’elegante e robusta cassa in legno decorato, utilizzata per i famosi “trasporti” (andata e ritorno per Erice) della preziosa tavola, ora nel Santuario. Disegnata dal sacerdote Carlo Peraino, fu eseguita dall’ebanista Giuseppe Loretta (1831). Altra istituzione culturale è la Biblioteca Comunale con un patrimonio di 14.412 volumi, che d’estate promuove Una Biblioteca sul Mare.
La gastronomia è quella tipica trapanese, nella quale ai sapori del mare si associano quelli della campagna: innanzitutto il couscous, di origine araba, a base di semola condita con brodo di pesce; spigole, saraghi, triglie e vari tipi di pesce, arrostiti, a ghiotta, fritti; tonno, anche in conserva sotto sale (tunnina), in ogni sua parte, comprese le uova (bottarga) e le interiora opportunamente trattate. Alla tradizionale cucina contadina appartengono i piatti dai forti sapori e dagli inconfondibili odori come la pasta con il pesto alla trapanese, i busiati, listelli di pasta attorcigliata, conditi con stufato di maiale, le cassatelle di ricotta in brodo, il capretto e l’agnello arrostiti con alloro e rosmarino o cotti in una densa salsa di pomodoro, sempre accompagnati dal buon vino locale. Tra i dolci sono tipiche le cassatelle fritte di ricotta, le spincie, la pignolata e la mandorlata.
Custonaci è animata tutto l’anno. Nella suggestiva grotta Mangiapane si svolgono periodicamente due eventi etnologici di grandissimo interesse, il Presepe Vivente a Natale e il Museo Vivente in estate, che rievocano momenti di vita quotidiana degli inizi del Novecento, nell’agro ericino. Attori sono veri artigiani, contadini, pastori, donne, bambini, venditori che ripetono gesti antichi e fanno rivivere mestieri oggi scomparsi. All’interno del piccolo borgo sono riprodotte botteghe e ambienti domestici, corredati da utensili e attrezzi originali. Nel periodo natalizio l’evento si arricchisce del quadro della Natività nel cuore della grotta. Attesi sono inoltre gli appuntamenti con il gruppo Musica-Teatro-Danza, la Spincia Fest e Degustando la busiata, oltre che i festeggiamenti in onore di Maria SS. di Custonaci con lo Sbarco e la festa di San Giuseppe con il caratteristico Invito.
La baia di Cornino, antico borgo marinaro di Custonaci, ha una suggestiva insenatura sabbiosa, frequentata d'estate da numerosi bagnanti, molti dei quali, attratti dalle acque cristalline, hanno scelto il litorale come luogo di villeggiatura. Lo splendido mare, fregiatosi nel 2001 della bandiera blu d’Europa, si presta per sport nautici ed escursioni in barca, mentre la pescosità dei fondali rappresenta un costante invito per gli appassionati della pesca. Partendo dalla Baia di Cala Bukutu, inizia un percorso trekking che si inoltra nella Riserva Naturale Orientata Monte Cofano e consente di osservare la torre di San Giovanni (secolo XVI), la chiesetta del Crocefisso, meta di pellegrinaggi nell’ultimo venerdì di marzo, la sovrastante Grotta omonima, l’ex tonnara di Cofano. Alcune associazioni sportive e un Diving club promuovono escursioni, tornei, campionati, gare in diverse discipline.
Fondazione Torri e Tonnare del lItorale Trapanese
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