Centro agricolo noto in passato per una varietà autoctona di meloni gialli, denominata “Cartucciaro”, offre ai visitatori una delle aree naturalistiche più attraenti d’Europa, tutelata dal WWF: la Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco, nel cui interno è ospitato il Museo del sale. La limitrofa frazione di Nubia, sorta presso un’antica torre d’avvistamento, è rinomata per la produzione del sale, per il tipico aglio rosso e per il pomodoro pizzutello. Poco lontano, si trova la contrada di Dattilo, dov’è possibile degustare i tipici cannoli di ricotta e assistere al tradizionale Invito di San Giuseppe che si svolge il 19 marzo con l’offerta di un pranzo a tre persone che rappresentano la Sacra Famiglia, davanti ad un altare votivo addobbato con caratteristici pani. L’interessante biblioteca-museo ospita una rilevante selezione di reperti archeologici.
Ispiratrice del nome è stata Maria Pacheco, nipote di un viceè spagnolo e moglie del marchese Placido Fardella il quale nel 1607 fondò la città per jus populandi concessogli da Filippo III, re di Spagna, ottenendo il titolo di principe. Vennero così ripopolati i feudi e le terre del vicino borgo di Xitta, ormai abbandonato. Si suole credere che Paceco, dalla pianta urbanistica perfetta, fu squadrata dal monaco spagnolo Sabellos che aveva costruito i quartieri nuovi di Madrid. Il territorio era stato frequentato già in epoca preistorica come documentano i reperti negli antri rocciosi delle contrade Sciarrotta e Malummeri. La presenza degli Arabi è poi attestata da toponimi come Misiligiafari, casale dell’emiro Giafar, e Nubia, da nwb, oro. La città ha dato i natali a Mino Blunda (XX secolo), autore di radiodrammi e testi teatrali, profondo conoscitore dell’anima siciliana.
Il paesaggio delle saline di Paceco, collegate anche visivamente a quelle di Trapani, rappresenta un unicum di straordinario valore costruito nel tempo dalla operosità dei trapanesi che hanno saputo interpretare le risorse della natura, realizzando un perfetto equilibrio tra economia e ambiente. Dalla piazza Vittorio Emanuele si apre un cono visivo che intercetta il Castello della Colombaia che chiude a sud il porto di Trapani. Descritta da Gustavo Chiesi ne La Sicilia illustrata del 1892, la piana e verde valle di Paceco, opima di messi e di vigneti, oggi si presenta uguale al visitatore con le sue coltivazioni a vigneto, uliveto, aglio, pomodoro e melone. La vera scoperta è Nubia, famosa per l’aglio rosso e per il pomodoro pizzutello, completamente circondata dalle saline fino al mare, con panorami punteggiati da mulini a vento, cumuli di sale e antichi bagli di salina.
Di notevole pregio naturalistico è la Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco che ricade in buona parte nel territorio di Paceco. Istituita con decreto della Regione Sicilia l’11 maggio 1995, è stata affidata in gestione al WWF. Il sito costituisce una delle più importanti aree umide costiere della Sicilia occidentale per le sue valenze biologiche, legate agli aspetti faunistici e floristico-vegetazionali. A queste valenze si aggiungono quelle paesaggistiche, etno-antropologiche, architettoniche, storiche. L'ambiente delle saline, fortemente salmastro, ospita numerose specie erbacee o arbustive, adattatesi alle condizioni ambientali estreme che questa area presenta. Sito di Interesse Comunitario (SIC), riveste un particolare interesse per la biodiversità ed è inserito come ZPS (Zona a protezione speciale per gli uccelli) in quanto costituisce un’area di sosta sulla rotta delle migrazioni verso l'Africa e viceversa.
Sulle orme di un’antica tradizione si tiene a Paceco e nella frazione di Dattilo “U’mmitu” di San Giuseppe, consistente in un pranzo con oltre cento portate, offerto a tre persone, un tempo tre poverelli, rappresentanti la Sacra Famiglia, davanti un altare addobbato con pani simbolici, mirto, alloro, arance, limoni e curuneddi, piatti con semi germogliati nella bambagia. Tutto si svolge secondo un rituale che inizia con i Santi che bussano alla porta in cerca di ospitalità e prosegue intervallato da molti Viva Gesù, Giuseppe e Maria. Nei giorni che precedono il 19 marzo fervono i preparativi: si realizzano i pani e l’altare con tre o più alzate, ricoperte di bianche lenzuola, sulle quali oltre al quadro raffigurante la Sacra Famiglia si pongono tre grossi pani a forma di cucciddatu (ciambella), palma e vastuni (bastone) alludenti rispettivamente al Bambino Gesù, a Maria e a Giuseppe.
Ai confini dell’odierno centro abitato, in località Sciarrotta e Malummeri, si trovano degli anfratti rocciosi, abitati in età paleolitica e neolitica, ricchi di frammenti litici in selce e di reperti ceramici, riferibili alla cosiddetta cultura di Stentinello. Una raccolta di questi materiali si trova presso la locale Biblioteca Comunale. Indagini archeologiche di superficie condotte nell’area di timpone Castellaccio, hanno fatto rinvenire il basamento di un fortilizio bizantino, divenuto manzil arabo, distrutto dalle truppe angioine, nel 1314, durante l’assedio di Trapani, nel periodo dei postumi del Vespro e di cui parla lo storico Pugnatore nella sua Istoria. Il territorio (Contrada Cipponeri ed altri siti) è ricco anche di resti di masserie romane del tardo impero, messe in evidenza durante le ricerche del progetto Kalat. Al Museo Pepoli è anche conservata una preziosa statuetta in terracotta raffigurante il dio Bes, scoperta alla fine del secolo XIX nel territorio comunale.
All’interno della Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco il sale marino viene ottenuto “artigianalmente” secondo il metodo della coltivazione, lasciando evaporare l'acqua del mare immessa in grandi vasche salanti nel periodo invernale: gli elementi essenziali sono l'acqua marina, il sole e il vento. La produzione avviene durante il periodo estivo, in particolare nei mesi di luglio, agosto e settembre e a seconda delle condizioni climatiche si possono compiere anche tre raccolti. È raccolto a mano dal salinaio, agevolato da qualche strumento, e quindi asciugato. A differenza di quello industriale non viene lavato e pulito: subisce soltanto una sgretolatura in granelli più piccoli e una leggera asciugatura per evitare una eccessiva presenza di umidità. Il sale marino è naturale, ricco di iodio, fluoro, magnesio e potassio e si può quindi definire integrale.
Come in ogni città i monumenti più significativi sono le chiese e sopratutto la chiesa Madre fondata nel 1623, ristrutturata a metà del XVIII secolo su progetto dell’architetto trapanese G. B. Amico, e completata negli anni ’50 del XX. È dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, patrona di Paceco. L’interno a navata unica è ornato da stucchi settecenteschi e interessanti pale d’altare di scuola napoletana (fine XVII inizio XVIII secolo). Degna di nota è anche la chiesa di Maria Santissima del Rosario, con l’interessante cripta delle mummie, contenente i resti mummificati dei cadaveri dei confratelli del Santissimo Rosario che vi venivano seppelliti già dai primi del ‘600, come attesta una lapide devozionale. Sul litorale di Nubia si erge una torre di avvistamento (secolo XVI), ristrutturata nel 1585 da Camillo Camilliani e inserita nel sistema difensivo della costa siciliana.
Paceco ha una buona cultura sportiva: società di calcio, volley, pallamano, atletica, judo sono state e sono ancora attive nella città. Particolare rilevanza hanno avuto in passato sia il tennis che il basket: attualmente un circolo tennis organizza tornei di singolo e di doppio. Il Comune dispone di un impianto sportivo polivalente nel quale si possono praticare calcio e atletica leggera e di una palestra coperta per basket e volley, con un ottimo parquet e un impianto luci invidiabile, grazie alla quale Paceco è stata scelta per la disputa di un girone della fase finale del campionato nazionale juniores, la più importante manifestazione sportiva cestistica dopo il campionato di serie A. Un altro campo di calcio comunale si trova nella frazione Dattilo. Attivamente operano società bocciofile, podistiche e di pallacanestro, oltre una società dilettantistica che propone corsi di Judo.
Nei terreni limitrofi alle saline, scuri e argillosi, si coltiva l’aglio rosso; la produzione, localizzata nella contrada di Nubia, e avviene secondo antiche tradizioni sia per la semina che per la raccolta. L’aglio è l’ingrediente base del pesto trapanese, composto da pomodoro, aglio, basilico, mandorle: il tutto pestato nel mortaio e mescolato con olio d’oliva, serve da condimento crudo per la pasta cull’agghia. Colazione tipica dell’agro pacecoto è la zuppa in acqua fredda di pane raffermo, pomodori e agghia pistata. Altro prodotto tipico è il melone d’inverno, la cui denominazione indica una varietà che ha per caratteristica la lunga durata. Ai prodotti della campagna si associano quelli caseari: formaggi, tume, caciotte, pecorini e ricotta, preparati secondo metodi tradizionali da alcune aziende artigianali. Piatti tipici sono le grosse salsicce pasqualore, il dissetante limuni cunsatu e la zuppa di ciciri a brurettu, ceci in brodo. Da gustare sono gli squisiti ed enormi cannoli, prodotti a Dattilo.
“Pi Santa Lucia si mancia la cuccia” recita un proverbio siciliano, ossia frumento bollito, condito a piacere con vino cotto, zucchero, miele, ricotta o crema di latte: il 13 dicembre Paceco dedica una sagra a questo antico cibo che viene offerto in degustazione. A Carnevale il divertimento è assicurato da sfilate di carri, cortei mascherati e dalla recita, in piazza, di versi satirici. In estate si tengono spettacoli di intrattenimento all’aperto e la prima domenica di agosto si svolge la Rassegna Bandistica Provinciale, un raduno di bande musicali e gruppi di majorettes curata da una associazione bandistica locale, mentre a fine settembre i maestri pasticceri locali danno vita ad un dolce meeting, accompagnato da degustazioni, mostre e spettacoli. Saltuariamente vengono organizzati il Festival della chitarra classica e il concorso per giovani solisti di musica classica.
Come di regola per una città di mare, Trapani dispone di una struttura portuale turistica e di attrezzati stabilimenti balneari, lungo il tratto di spiaggia sabbiosa del litorale Nord. Dopo il successo dell'America's Cup, società e circoli organizzano corsi di vela, regate ed eventi di rilievo anche internazionale, e promuovono sport nautici. Per il tempo libero, la città offre possibilità di svaghi e di praticare sport: è infatti dotata di impianti di proprietà comunale come il Palazzetto dello sport che ospita anche manifestazioni di intrattenimento e concerti, campi di calcio, una piscina, ai quali si affiancano palestre private, un campo C.O.N.I., strutture e club che promuovono la pratica di diverse discipline sportive, tra cui tennis e basket. Presso lo stadio provinciale, sito nel limitrofo Comune di Erice, si svolgono anche manifestazioni di atletica. Non mancano poi pub, enoteche e wine-bar che allietano le serate.
Fondazione Torri e Tonnare del lItorale Trapanese
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